domenica 30 novembre 2008


Not As We


Rinata e tremante
Sputata su un nuovo terreno


Insicura e poco convincente
Questa ora fragile e tremante


Giorno, giorno uno, ricominciare un’altra volta
Primo passo, primo passo
A malapena trovo un senso a tutto questo
Sto fingendo, sto facendo finta
Comincio da zero ma questa volta comincio come io
E
non come “noi”


Timorosa e tremolante
Timida senza nessuno che mi dia una mano


Finta coraggiosa con una volontà di ferro
A malapena qui


Giorno, giorno uno, ricominciare un’altra volta
Primo passo, primo passo
A malapena trovo un senso a tutto questo
Sto fingendo, sto facendo finta
Comincio da zero ma questa volta comincio come io
E
non come “noi”


Occhi lucidi puntati su qualcuno
Sbarrati e logori
Se Dio prende scommesse
Prego Voglia perdere


Giorno, giorno uno, ricominciare un’altra volta
Primo passo, primo passo
A malapena trovo un senso a tutto questo
Sto fingendo, sto facendo finta
Comincio da zero ma questa volta comincio come io
E non come “noi”.


Alanis Morissette


dedicata a Lu...

martedì 25 novembre 2008


Non è il Nordest e nessuno si indigna

Quattro ventenni italiani di buona famiglia hanno cosparso di benzina un clochard e gli hanno dato fuoco. «L’abbiamo fatto così, per divertirci», hanno confessato. Possibile?, vi chiederete. E perché tutto tace? Com’è che dagli schermi tv non spunta il faccione di Veltroni con la sua migliore espressione di circostanza a «condannare» e a «lanciare l’allarme per la deriva razzista»? Per quale strana ragione non rullano i tamburi di Cgil e comitati antifascisti per chiamare alla Grande Manifestazione Nazionale di Protesta? Che cosa impedisce ai siti internet dei giornaloni politicamente corretti di dare fiato alle trombe dell’indignazione? Quale mistero si cela dietro l’assenza pressoché totale di dichiarazioni di parlamentari di sinistra sulla vicenda? E perché il sindaco Alemanno non si è ancora precipitato a chiedere scusa?
Il fatto è che il delitto non è avvenuto nella magica Roma inopinatamente caduta nelle manacce degli eredi di Mussolini. Non è stato perpetrato neppure nella cupa Milano della Moratti, quella celebre aguzzina. E stavolta non c’entrano la Verona percorsa quotidianamente da squadre di naziskin (ovviamente tollerate, quando non incoraggiate, dal sindaco leghista Tosi), né la Marca Trevigiana dove, agli ordini dello sceriffo Gentilini, periodicamente le ronde padane si esercitano nel tiro all’immigrato e al barbone.
Nossignori, il vile agguato ha per teatro la rossa Emilia-Romagna. Peggio ancora: non la pallida Emilia già contaminata dal morbo che ha portato Parma ad eleggere un sindaco di centrodestra, Vignali, debitamente crocifisso per settimane dopo che alcuni vigili circonfusi di rara idiozia avevano picchiato un ragazzo di colore. No, qui siamo nella sanguigna e ancora incontaminata Romagna, terra di partigiani, di gente gioviale, accogliente e progressista, nella gaia Rimini tutta mare, balere e piadine. Retta, ça va sans dire, da una bella giunta di centrosinistra (Pd, Rifondazione, Comunisti Italiani, Verdi e dipietristi) con a capo il diessino Ravaioli. Quindi, non c’è notizia. Certo, si registra il fatto di cronaca: senzatetto bruciato, arrestati quattro ragazzi. Qualche quotidiano, forse, si spingerà a interpellare uno psicologo sulla «crisi educativa delle famiglie». Ma vedrete, tutto finirà lì.
Vuoi mettere il bel carrozzone mediatico che si sarebbe potuto allestire nel Nordest, con i grandi inviati impegnati per giorni a fare le pulci alla «cultura del denaro» di quelle rozze genti, a spiegare l’ignobile gesto con l’altrettanto ignobile sfondo politico che caratterizza la zona, irrimediabilmente sbilanciata verso il centrodestra. Ricordate? Accadde nel maggio scorso, a Verona: cinque giovinastri uccisero a calci e pugni un poveraccio incrociato per strada. Allora, esattamente come oggi a Rimini, i magistrati dissero subito che non c’era matrice politica nel delitto. Ma non servì a nulla: fu il finimondo. Così come a Roma, con il grottesco caso del Pigneto poi risoltosi in un clamoroso autogol. E a Milano, dove la morte di un giovane di colore durante la rissa con i gestori di un bar che, con un complice, aveva derubato diventò l’emblema stesso del razzismo italiano.
A Genova, invece, no. Che cosa c’entra Genova? In effetti, come potete sapere, dal momento che nessuno ne ha praticamente parlato? Dunque, Genova: agosto scorso, tre mesi dopo il raid nazifascista di Verona, un mese prima che Milano si risvegliasse razzista. Una quindicina di italiani copre di insulti xenofobi un giovane angolano. Poi lo riempie di botte: sberle, calci, pugni. Il ragazzo fortunatamente sopravvive, ma il caso c’è tutto. Anzi no. Sotto la Lanterna, nella città medaglia d’oro della Resistenza che mai nella sua storia ha subito l’onta di essere amministrata dal centrodestra, non c’è il «clima» giusto: i riflettori restano spenti, gli inviati non si scomodano, i commentatori riposano. Come a Rimini.
Troppo banale raccontare la semplice verità. Raccontare che sì, il razzismo esiste o, ancor meglio, esistono i razzisti. Ma a qualunque latitudine e senza aver bisogno di nessun particolare contesto politico per dar sfogo ai loro stupidi istinti. Raccontare che la cattiveria è di questo mondo indipendentemente da chi lo governa. E che, insomma, purtroppo la mamma dei delinquenti è sempre incinta. Così come quella degli ipocritamente corretti.
Massimo De Manzoni su Il Giornale di oggi 25/11/2008

giovedì 20 novembre 2008


Si è genitori e si è figli quando i genitori sono giovani ed i figli sono piccoli. Poi, si diventa solo "persone che hanno, o non hanno costruito qualcosa". Il rispetto che si deve avere, reciproco, nasce da quello che si ha avuto e si ha dato. Non ci sono altri cordoni, non ci sono altri legami, non c'è mai stato il "legame di sangue", ma solo il "riconoscersi".


Grazie a Willa...


 

martedì 18 novembre 2008


Dall'estetista invece di lavorare
Denunciata impiegata provincia Cosenza


E' costata cara l"'iperattività" di un'impiegata della Provincia di Cosenza in servizio nell'ufficio distaccato a Mormanno. E' stata scoperta dai carabinieri mentre, invece di stare in ufficio a lavorare, andava dall'estetista, a fare la spesa o era impegnate in altre faccende che nulla avevano a che fare con il suo lavoro. I militari le hanno notificato un provvedimento di sospensione dal lavoro emesso dal gip del tribunale di Castrovillari.



La donna, che il ministro Brunetta definirebbe fannullona, adesso è indagata per truffa ai danni dello Stato. I carabinieri di Mormanno si erano accorti che la donna, in orario di ufficio, usciva per sbrigare faccende personali ed hanno deciso di controllarla, verificando che in più occasioni si era recata in un centro estetico, a fare la spesa e, talvolta, si era anche allontanata dal paese.


A conclusione degli accertamenti, i carabinieri hanno presentato una relazione alla Procura di Castrovillari che ha chiesto al gip la misura interdittiva.
notizia tratta da www.tgcom.it

venerdì 14 novembre 2008


... grazie a Dio è venerdì...


Purtroppo ho appena appreso che:



Usa, sonar Marina disturba balene
Corte suprema autorizza però l'uso

La Corte suprema degli Stati Uniti ha autorizzato la Marina militare statunitense a continuare i suoi addestramenti a largo della California utilizzando un tipo di sonar la cui frequenza, secondo quanto denunciano gli animalisti, può creare problemi a balene e delfini. La decisione ha dato ragione ai militari, secondo cui l'interesse della difesa nazionale viene prima della salvaguardia ambientale.
All'origine della disputa la constatazione fatta da alcune organizzazioni ambientaliste, suffragate dai pareri di numerosi scienziati, che certe frequenze dei sonar provocano sordità temporanea nei mammiferi marini, li disorientano e li portano ad arenarsi sulla costa e a morire. In una serie di manovre militari condotte a partire dal 2007 e che dovrebbero terminare nel 2009, la marina ha usato per la "caccia" a eventuali sottomarini nemici dei sonar ora depotenziati di circa la metà. L'Alta corte - con cinque voti a favore e quattro contro - ha respinto l'ingiunzione di un giudice federale che aveva imposto questa precauzione nell'uso dei sonar.
notizia tratta da www.tgcom.it


 

martedì 11 novembre 2008


"... ma perfino io devo ammettere che se al mondo c'è qualcosa di più bello delle Highlands devo ancora vederlo. Osservai le vette che si susseguivano sotto di noi, alcune coperte di neve, altre di erica, vidi gli zaffiri scintillanti dei laghetti, e foreste così fitte e intatte che avrebbero potuto benissimo ospitare dei draghi."

tratto dal libro Sacrificio di Sharon Bolton

venerdì 7 novembre 2008

Quelli che la bandiera Usa la bruciavano nei cortei


C’era una volta l’Amerika. Adesso c’è l’Eden. Miracolo di una notte di mezzo autunno: avete presente il Paese brutto sporco e cattivo, quello che bombardava i bambini e rubava nelle banche, quello con gli stivaloni da cowboy e fior di intelligenza bovara, quello un po’ devoto e perciò retrivo, di più: praticamente troglodita, con la pistola facile e l’aborto difficile, quel Paese lì insomma, di guerrafondai beghini, torturatori e ultimamente anche un po’ bancarottieri? Ebbene: ha fatto puff. Non c’è più, è svanito, si è dissolto fra gli urletti di giubilo e i festeggiamenti della notte nera. Ha vinto Obama: l’impero del male è già diventato l’impero del miele.
Non sentite questo vago sapore dolciastro? Sfogliate i giornali, accendete la Tv, aprite i siti Internet. Vi verrà addosso un’ondata di melassa stelle e strisce, una cascata di nutella&hot dog, un concitismo degregorio radical yankee con una tale quantità di zuccheri che, se soffrite di diabete, conviene che vi chiudiate in isolamento per qualche giorno. Con i tappi nelle orecchie. Dov’è finito quel Paese di malandrini e truffatori, bombardieri e massacratori? Dov’è finita la centrale mondiale del capitalismo malato, la levatrice degli hedge fund, la diabolica fucina di disuguaglianze sociali? Tutto seppellito sotto il nuovo regno del sogno, il ritrovato santuario della democrazia, il vicino west dove ogni desiderio si può realizzare. Sono bastate poche ore: fino a ieri sera vedevano solo l’orrore, ora vedono solo la speranza. Che cosa ci volete fare? Cristoforo Colombo sarebbe fiero di loro: hanno scoperto l’America. E senza nemmeno bisogno della Nina e della Santa Maria. Al massimo, della Pinta.
«L’America cambia pelle», titola il sito internet di Repubblica, con un gioco di parole che al tutt’al più potrebbe funzionare per Michael Jackson. L’Unità si commuove con una copertina strappalacrime: nelle prime pagine viene usata la parola «sogno» più che su un lettino di Freud. Che è successo? «L’America estingue il suo peccato originale», ci spiega Liberazione. Ecco, dev’essere questo: il passaggio nel lavacro obamiano ha effetti miracolistici: Wall Street, dimenticati gli squali, diventa nelle pagine di Repubblica, luogo di purezza angelica, ad Atlanta si concentrano i buoni sentimenti, per non dire di Chicago dove persino l’inverno «non si presenta» (nonostante fossero pronte ampie dosi di cioccolata calda), perché si sa, con Barack, anche il freddo è un po’ meno freddo. I mutui subprime? Dimenticati. Le ingiustizie? Pure. La violenza? Sparita. E dappertutto, da Harlem al Texas, «le violenze razziali contano sempre meno». A questo punto ci resta solo un dubbio: quando si accorgeranno che i grattacieli di Manhattan sono di marzapane e nel Mississippi scorre latte e miele?
Nelle ultime ore abbiamo visto di tutto. Veltroni che esulta per la vittoria di Obama come se fosse sua, D’Alema che individua nel risultato americano la crisi di Berlusconi e schiere di democratici che non riuscendo a prendere voti in Italia si consolano con quelli dell’Ohio e della Pennsylvania. L’importante è accontentarsi. Ieri sera grande festa democratica: a Washington? No, a Roma. Evviva. Saltimbocca alla Biden, cacio, pepe e Indiana, Wisconsin all’amatriciana. Scene di ordinario provincialismo. Niente di cui preoccuparsi. Finché non vedremo una delegazione del Pd salire sul Colle a chiedere elezioni anticipate in Italia causa vittoria di Obama in America, stiamo tranquilli. Anzi, c’è da essere felici che finalmente la sinistra, dopo tante sofferenze, trovi qualcosa per cui rallegrarsi. Quello che è inaccettabile, però, è che ora si trasformino in paladini degli Stati Uniti i medesimi che fino a ieri gli Stati Uniti li prendevano nella migliore delle ipotesi a pesci in faccia. Gli Stati Uniti sono sempre gli stessi. Non cambiano in una notte. Hanno mille problemi, mille difetti, mille storture e ingiustizie: ma sono la garanzia delle libertà e della democrazia nel mondo, sono quelli che ci hanno liberato dalle dittature e ci hanno assicurato felicità e Harley Davidson, Coca Cola e telefilm, prosperità e Beverly Hills. Si possono e si devono criticare, naturalmente. Ma non si possono trasformare in una notte da impero del male a paese del sogno. Ed è insopportabile che nelle ultime ore tutti quelli che per anni hanno demonizzato l’America addirittura salgano sul pulpito e vengano a darci lezione di americanismo. Persino Franco Giordano di Rifondazione Comunista dice che si è emozionato per l’elezione di quello che considera «il suo presidente». Ne siamo felici. Ma chissà se gli hanno detto che il «suo presidente» giurerà su una bandiera stelle e strisce. E chissà se ricorderà i cortei in cui quella bandiera veniva bruciata.

Mario Giordano su Il Giornale di ieri 6 novembre 2008

mercoledì 5 novembre 2008


La crede incinta: strangola la figlia

Un iraniano che ha strangolato la figlia 14enne sospettandola di avere una relazione, pur essendo stato arrestato dalla polizia rischia al massimo qualche anno di reclusione. In base alla legge islamica, infatti, il padre è considerato il "proprietario" della vita dei figli. L'omicidio è avvenuto a Shiraz, nel Sud del Paese. La ragazza una sera ha mostrato segni di nausea e il padre, convinto che fosse incinta, l'ha uccisa.
L'uomo, come scrive il quotidiano Qods, era assalito dal dubbio che la figlia Mariam avesse una relazione con un uomo. Poi, quando l'adolescente ha manifestato la nausea, ha creduto di trovarsi davanti alla prova dei suoi sospetti.
Durante la notte, è così entrato nella camera della ragazza e l'ha strangolata nel sonno. Il corpo senza vita della figlia è stato trovato il mattino dopo dalla madre che ha subito chiamato la polizia. Agli agenti, il padre-assassino ha subito confessato dichiarando di aver in quel modo voluto "salvare l'onore della famiglia".
Dall'autopsia è poi emerso che la ragazza non era incinta. Per l'omicidio l'uomo rischia tuttavia solo pochi anni in carcere.
notizia tratta da www.tgcom.it