mercoledì 30 agosto 2006

Devo pensare seriamente a fare qualcosa per il futuro,

non posso passare altri 20 anni in questo ufficio con queste persone.

Non sto scherzando.
Concretamente non penso proprio di farcela.

martedì 29 agosto 2006

Tanto per capire: storia taciuta degli “ebrei arabi” e della loro cacciata











 




Quasi un milione, fuggiti, espulsi, cacciati.
Questo è il numero incerto degli ebrei che hanno dovuto lasciare i paesi arabi in un esodo silenzioso che la falsa storiografia del Medio Oriente non ha voluto vedere.
Saggi, romanzi e film stanno ora per rompere un silenzio durato quasi un secolo, smontando menzogne e luoghi comuni, rompendo anche la dolorosa reticenza delle vittime: perché è una storia che noi, ebrei dei paesi arabi, abbiamo raccontato sottovoce.
Se ne è discusso ieri sera a Milano: Fiona Diwan e Luisa Grego, nate in terre arabe, hanno presentato il film documentario "L'esodo silenzioso" di Pierre Rehov, regista francese nato in Algeria, e hanno poi invitato ad una "riflessione" altri tre figli del Medio Oriente, Magdi Allam, Gad Lerner e il sottoscritto, nella scomoda veste di testimone e di autore di un romanzo che racconta la stagione dei pogrom antiebraici e dell'intolleranza arabo-islamica. Unico europeo "doc" Carlo Panella.
Più di mille persone hanno assistito una discussione non banale, anticipata dalla visione di un film crudo, dalle tinte forti, pregio e difetto di un documentario di denuncia.
Ma la Storia è più complessa: difficile semplificare o raccogliere in un concetto le vicende che per 1400 anni si sono dipanate su un territorio esteso due volte e mezzo la superficie dell'Europa geografica (quella dagli Urali all'Atlantico!).
Ancora più difficile, e sbagliato, considerare gli arabi un unicum, come vorrebbero i pan-arabisti.
La necessità storica di ebrei e arabi, degli israeliani e dei palestinesi, di avere una storiografia redentrice ha generato e moltiplicato stereotipi e luoghi comuni: "arabi ebrei hanno sempre vissuto insieme in pace", "gli ebrei nei paesi arabi sono sempre stati perseguitati e sottoposti alla sharìa e alla condizione di dhimmi.
Il mito arabo vuole che l'esodo degli ebrei sia una conseguenza della nascita dello Stato d'Israele; o che i pogrom antiebraici siano stati episodici e innocui, in alcuni casi addirittura organizzati dai "sionisti".
Invece la storia è ben altra.

Per 2000-2400 anni, gli ebrei hanno vissuto nelle terre che oggi consideriamo arabe. L'arrivo degli arabi-islamici 1300 anni fa nelle terre che vanno dall'Eufrate all'Atlantico ha comportato lo scontro degli arabi con le popolazioni residenti, ebrei inclusi: Caima, l'ultima regina marocchina a resistere all'invasione araba, era per l'appunto berbera ed ebrea.
Il Patto di Omàr stabilì 1100 anni fa la possibilità per il residente di fede ebraica o cristiana di vivere in condizione di dhimmi, di protetto: pagando una tassa si poteva avere qualche diritto e salva la vita.
Una condizione invidiata dagli ebrei europei che per mille anni sono fuggiti dalle terre cristiane verso quelle islamiche.
Grandi pensatori, matematici e medici divennero presto, e per secoli, consiglieri di sultani e monarchi. Epoche di splendore si sono però alternate con il buio più cupo: non sono mancati pogrom e sterminio.
Alcune date: anno 700, intere comunità massacrate dal re Idris I del Marocco; 845, promulgati in Iraq decreti per la distruzione delle sinagoghe; 861, nascita dell'obbligo per gli ebrei di portare un abito giallo, una corda al posto della cintura; 1006, massacro degli ebrei di Granata; 1033, proclamata la caccia all'ebreo Fez, 6000 morti; 1147-1212, ondata di persecuzioni e massacri nel Nord Africa; 1293, distruzione delle sinagoghe in Egitto e Siria; 1301, i Mammelucchi costringono gli ebrei a portare un turbante giallo; 1344, distruzione delle sinagoghe in Iraq; 1400, Pogrom in Marocco in seguito al quale si contano a Fez solo undici ebrei sopravvissuti; 1535, gli ebrei della Tunisia vengono espulsi (o massacrati); 1676, distruzione delle sinagoghe nello Yemen; 1776, sterminio degli ebrei di Basra, Iraq; 1785, massacri di ebrei in Libia; 1790-92, distruzione delle comunità ebraiche in Marocco; 1805-15-30, pogrom di Algeri; 1840, persecuzioni e massacri a Damasco; 1864-1880, pogrom a Marrakesh; 1869 eccidi a Tunisi; 1897, massacro di Mostganem in Algeria; 1912, pogrom a Fez.
Del resto a iniziare fu lo stesso Maometto, nel 624, sterminando le tribù ebraiche della penisola arabica.
Ma la tragedia su grande scala per gli ebrei è arrivata, anche in Medio Oriente, all'inizio del Novecento, con il crollo dell'Impero Ottomano e l'approdo del teorie nazionaliste fra i popoli arabi privi di identità e di leadership.
Annichilito da cinque secoli di opprimente dominazione ottomana, il mondo arabo si è risvegliato cento anni fa diviso per criteri etnici e in strutture tribali.
I movimenti politici di quel mondo, piuttosto che esprimere un'opzione di carattere propriamente politico, cioè di governo della realtà, hanno risolto in primis l'esigenza di rappresentare il movente identitario, spesso puramente etnico o religioso; un deficit di cultura politica ha surrogato ricorrendo a un codice fondativo tipico delle politiche identitarie di gruppo: il "riscatto della propria nazione".
Se la dinastia hashemita di Hussein, sceicco di Mecca e Medina, firma tre accordi con il movimento sionista per accogliere i fratelli ebrei nella loro patria natia, in Egitto la teoria pan-islamica (e dopo quella pan-araba) con la costituzione del partito dei "Fratelli Musulmani" nel1929 definisce gli ebrei "elemento estraneo alle terre islamiche": la dhimma non basta più, gli ebrei diventano nemici.
È per "restaurare la purezza dell'Islàm" che l'emiro di Riyadh, il wahhabita Ibn Saud, rovescia nel 1925 il Re hashemita Hussein, impossessandosi dell'Arabia da allora definita, appunto, Saudita; è perché considerato traditore che Abdallàh, figlio di Hussein, viene assassinato da estremisti nazionalisti a Gerusalemme, dentro alla Moschea di Omàr.

Nel 1945 gli ebrei di Aden, Algeria, Bahrein, Egitto, Libano, Libia, Marocco, Siria, Tunisia e Yemen erano 862.050: oggi sono 7.500.
Imprecisi i dati per altri paesi arabi e islamici.
Ma il silenzio è stato anche nostro, delle vittime e di Israele.
La mitologia israeliana, definita da una capace leadership ashkenazita, ha sempre sottovalutato la vicenda degli "ebrei arabi" (come ci chiamava Golda Meir), privilegiando raccontare il riscatto degli ebrei europei, raffinati intellettuali tornati al lavoro della terra e scampati al più grande pericolo del mondo, il nazismo.
Noi, che da secoli ci siamo confrontati, nel bene e nel male, con gli arabi, abbiamo considerato la nostra vicenda come una tappa, quasi banale, nello scontro arabo-ebraico.
Il nostro esodo non ci ha meravigliato perché, così come per italiani ed austriaci, il nostro è stato uno scontro tra nazioni: "loro" gli arabi , "noi" Israele.
Siamo usciti, quasi per miracolo, derubati di tutto e con una lunga scia di sangue, ma a testa alta, da vincitori: riscattati "noi" dalle vittorie di Israele, infuriati e umiliati "loro" dalle cocenti sconfitte.
Le nostre ferite erano, e rimangono, poca cosa rispetto all'enormità della Shoah; le nostre ferite molto ricompensate dalle nuove libertà recuperate in Occidente o in Israele: unico punto in comune con la Shoah la scomparsa di un mondo: la civiltà araba-ebraica, fatta di conflitto e coesistenza, è stata una generosa mistura di cultura e arte, di lingue e cibi, di proverbi, odi, timori e benedizioni.
La rivisitazione di quell'epoca e di quell'esperienza è per noi, nati sotto le palme del Mediterraneo, è un'occasione importante: per guarire una ferita noi ebrei, per guardarsi allo specchio e ricostruire la propria memoria gli arabi. La pace non nasce dall'oblio.


Victor Magiar - Il Foglio


da www.capperi.net

venerdì 18 agosto 2006

A chi in questo momento non è in ferie,
a chi non ci andrà proprio in ferie e non potrà lamentarsi del traffico, dei prezzi, degli ambulanti che disturbano, del vicino di ombrellone che ha la suoneria del cellulare troppo alta,
a chi guarda da una finestra di ospedale il lento scorrere del tempo... e il veloce scorrere del tempo se si è vicini a qualcosa che fa paura. A chi di corsa attraversa i corridoi di un ospedale cercando di orizzontarsi.


Coraggio. Poche parole e tanto coraggio. Da sfidare gli altri, da sfidare i coglioni, i superficiali e gli oltraggiosi.


 

mercoledì 16 agosto 2006

Rave party pacifico?


Occupi suolo non tuo, non sei autorizzato, non ci sono i minimi servizi igienici. E...
se viene aggredita una troupe televisiva che sta facendo un servizio e viene loro estorta la cassettina con le riprese a suon di bastonate e colli di bottiglie rotte ... qualcosa sotto c'è...
 

venerdì 11 agosto 2006

La lezione di Londra e del Libano è che, da un lato, questo terrorismo è di natura aggressiva e non reattiva e, dall’altro, che ha una comune radice dell’odio presente anche in Italia. Continuano purtroppo a sbagliare coloro che immaginano che questo terrorismo sia una reazione all’occupazione israeliana e all’imperialismo americano. Che, pertanto, qualora nascesse uno Stato palestinese, anche se sottomesso al potere teocratico di Hamas, o qualora ci si ritirasse dall’Iraq e dall’Afghanistan, anche se dovessero essere conquistati dai tagliagola di Al Qaeda, allora l’Occidente sarebbe maggiormente al riparo dalla minaccia del terrorismo. Queste anime ingenue hanno eretto una cappa di mistificazione della realtà che, tra i suoi effetti più deleteri, ha sortito delle sentenze emesse dai tribunali italiani che legittimano e nobilitano i reclutatori nostrani di kamikaze quali «resistenti» e gli assassini dei soldati della forza multinazionale in Afghanistan, italiani compresi, quali «martiri».

La realtà è che anche in Italia è radicata la «fabbrica del terrore» che haprodotto i kamikaze di Londra. Alimentata da una rete di moschee dove si predica la distruzione di Israele e si legittima il terrorismo palestinese, iracheno e afghano, gestite dall’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia, affiliata ai Fratelli Musulmani), dall’organizzazione radicale marocchina «Giustizia e carità», dal movimento dei Tabligh (Predicazione) influente tra i pachistani. Eppure continuiamo a far finta di niente. Ci preoccupiamo di scongiurare l’attentato, che è la punta dell’iceberg, ma non ci vogliamo occupare dell’iceberg, che è la «fabbrica del terrore». Questo è il più grave errore in cui sono incorsi i nostri servizi segreti e gli apparati di sicurezza. Che, oltretutto, sono in seria difficoltà, con una credibilità internazionale messa indubbio dainchieste e incertezze politiche. Possiamo soltanto incrociare le dita, augurandoci che quanto è successo a Londra non accada mai in Italia.



di Magdi Allam - Corriere della Sera - 11 agosto 2006

Il testo integrale dell'articolo lo trovate qui :

giovedì 10 agosto 2006

Chissà perchè non l'ho mai fatto prima:
voglio esprimere pubblicamente la mia stima
come persona e come professionista nei
confronti di Fiamma Nirenstein.

mercoledì 9 agosto 2006

News


Aria nuova, cambiamenti...


Vento nuovo nel mondo del calcio: torna Matarrese!!!


No comment!

martedì 8 agosto 2006

Ogni tanto è bello perdersi nell’azzurro del cielo e lasciare andare i propri pensieri lontano, lontano, lontano
E non tornare più!
Ma è difficile, poi, con un battito di ciglia ritornare alla realtà
E il tempo corre, quasi a scandire che le nostre anime sono fatte per volare via
E trovare immensi prati verdi dove ritemprare pensieri meravigliosi che non devono assolutamente ripiegare sulla vita di tutti i giorni
Se poi siamo degli inguaribili romantici, ecco che il gioco è fatto
La gente non capisce e noi, forse, neanche lo vogliamo
Fortunati pensatori viaggianti in un’epoca mostruosa dove tutto ci è buttato addosso
L’orizzonte ci chiama
E noi, senza indugi, voliamo via
Così come siamo arrivati
Perché a volte, un pensiero è più potente di una azione


poesia di Rael

mercoledì 2 agosto 2006

I “nostri” cari politici all’attuale governo possono dormire sonni tranquilli. Hanno le loro guardie del corpo, le scorte, le auto blu. Non hanno da temere per l’indulto appena varato.


Questa mattina alla radio lo speaker spiegava che per molti dei detenuti che sono usciti e che usciranno si pone il problema: dove andare a dormire. Molti non hanno una casa o un posto dove tornare, tanti devono essere espulsi ma il governo non ha pensato a questo.


 


Avrei un suggerimento:


Pene di Omicidio = soggiorno in albergo a 5 stelle


Stupro = soggiorno in albergo a 4 stelle


Rapina a mano armata = soggiorno in albergo a 3 stelle


Rapine in villa con pestaggio = soggiorno in albergo a 2 stelle


Reati finanziari = soggiorno in ostello



Tutto pagato, ovviamente, con le tasse di noi cittadini.


Ah si, il cittadino!
Colui che rispetta le regole, che paga le tasse, che vota, che contribuisce alla vita democratica e civile di un paese. Il cittadino: la vittima sacrificale.

martedì 1 agosto 2006

P.S.
"A tutti i cittadini del Libano a sud del fiume Litani a causa delle attivita' terroristiche condotte  contro lo Stato di Israele dall'interno dei vostri villaggi e delle vostre case, l'IDF e' costretto a rispondere immediatamente a queste attivita', anche dentro i vostri villaggi. Per la vostra sicurezza! Noi vi chiediamo di evacuare i vostri villaggi e di spostarvi a nord del fiume Litani".   
Questo e' il messaggio che Zahal ha fatto piovere in milioni di copie sui libanesi dal primissimo giorno di guerra.

Questo e' il messaggio che abbiamo visto, in diretta TV, raccogliere, strappare con disprezzo e gettare per terra  dopo averlo letto.

Questo e' il messaggio che avrebbe potuto salvare molte vite di libanesi tenuti in ostaggio dai terroristi hezbollah.

La tragedia di Kfar Kana e' accaduta al terzo giorno dei bombardamenti di Israele contro le postazioni hezbollah  e i  loro armamenti, postazioni dentro le case dei civili, dalle quali sono stati lanciati in Israele 150 missili.

Per tre giorni Israele ha continuato a invitare la popolazione della cittadina ad andarsene.Tra mezzanotte e l'una di ieri  Israele ha bombardato le batterie di missili  hezbolah nascoste dentro le case che dovevano essere completamente vuote di civili.

L'edificio pero' e' crollato soltanto alle 7.30 della mattina, dunque ben  7 ore dopo il bombardamento,  imprigionando sotto le macerie piu' di 50 persone tra cui molti bambini.

Come mai? 

Come mai in quel edificio che era covo di hezbollah e  "posteggio" dei loro camion pieni di missili  e di esplosivo si trovavano ancora dei civili?

Perche' nessuno li aveva fatti allontanare?

Chi li aveva trattenuti la' anche dopo i bombardamenti quando la casa era ancora intatta?
(Deborah Fait).



La vile tattica terrorista di hezbolla
Per capire cosa era la pace che regnava sovrana in Libano (che ha reso possibile il riarmo di Hezbollah) si dovrebbe vedere il video di un lanciatore di missili hezbollah, ripreso dal Corriere della Sera. Si vede un camion che lancia il Katyuscia e si rifugia subito nel garage di un palazzo civile, poi colpito.
Vigliaccheria del terrorismo. Cercare alla voce video (pag. 2) il filmato
Lanciatore hezbollah. 

 



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