mercoledì 25 maggio 2005

Diritti civili e libero mercato


Amnesty International sta da tempo denunciando la repressione attuata dal Governo cinese contro i cosiddetti cyberdissidenti e la libertà di espressione in Rete.


Dal Rapporto di Amnesty: “People’s Republic of China control tighten as Internet activism grows”, almeno 54 persone sono in carcere per:
- aver scaricato informazioni da Internet,
- aver espresso le loro opinioni o aver fatto circolare opinioni di terzi in Rete,
- aver aderito a petizioni on line,
- aver pubblicato informazioni on line sulla SARS,
- essersi opposti alla persecuzione del movimento Falun Gong,
- aver chiesto di rivedere le posizioni governative su Tienanmen,
- aver comunicato con gruppi stranieri su Internet,
- aver pianificato la fondazione di un partito democratico.


In Cina, l’accesso alla Rete è regolamentato e filtrato dal governo con la collusione di molte aziende tecnologiche americane.
In Cina chi cerca su Internet con Google o Yahoo! parole come “Free Tibet”, “Falun Gong” o “Taiwan” trova il nulla o quello che vuole il governo.
La tecnologia al servizio della repressione.


In Cina esportiamo i diritti civili e non le nostre industrie.


Chi sa di cosa parlerà oggi Prodi in Cina…


Tratto dal blog  www.beppegrillo.it

2 commenti:

  1. ciao ho cambiato indirizzo al blog: http://trevor1.splinder.com/

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  2. ok trev, ora non posso domani metto a posto il link :)

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