mercoledì 13 aprile 2005

Il Cavaliere sarebbe al lavoro per la costituzione di due nuovi ministeri per il Mezzogiorno e per le Aree urbane. Al Presidente avrebbe indicato nei conti pubblici e nel Mezzogiorno le priorità di fine legislatura.


La «spina» del Sud
A noi piacerebbe che durante in Consiglio dei ministri Antonio Martino, che oggi si occupa di difesa ma che è uno dei pochi economisti liberali del Paese, ripetesse quanto ha insegnato per anni: «Nel dopoguerra c’erano due aree molto povere in Italia, il Veneto e il Sud. Il Veneto non ha ricevuto aiuti statali, il Sud sì. Il Veneto è diventato una delle zone più ricche d’Europa, il Mezzogiorno resta un problema». Vorrà dire qualcosa?

La Cassa del Mezzogiorno (poi Agensud) ha avuto 42 anni di vita: è riuscita a bruciare 529mila miliardi delle vecchie lire, cioè 34,5 miliardi al giorno. Ricordate? Volete rinfrescare la memoria? 17 miliardi a Pescara per trasformare una fabbrica di liquori in un mu seo ittico, 17 miliardi all’Acqualand di Vasto (che fu fatto passare per un centro didattico), 15 miliardi per il galoppatoio di Maratea, addirittura 600 miliardi per l’Università di Arcacavata in Calabria con tanto di piscina olimpionica e campo da baseball (persino il sindaco di Cosenza disse allora: «Soldi buttati»).

Per collegare Avezzano con il resto del mondo furono finanziati ben cinque progetti, in Val di Sangro c’è un viadotto che non è mai entrato in funzione perché non sono riusciti a far combaciare i due tronconi della strada. Sono stati censiti ben 19.600 cantieri aperti e mai richiusi: compreso un teatro costato 52 miliardi, con tanto di tre foyer, uno dei quali con pavimento di cristallo. Mai utilizzato.

Più soldi al Sud? Ma vogliamo scherzare? Di soldi al Sud ne sono arrivati fin troppi. Abbiamo finanziato aziende come la Cuni Oasis di Avellino, conigli da riproduzione e seme per inseminazione artificiale (sovvenzione: un miliardo e 402 milioni, dipendenti: 2). O come la Dili Protection di Bovino (Foggia), produzione di speculum vaginale monouso (sovvenzione: 5 miliardi e 336 milioni, addetti: 5).

In media è stato calcolato che, negli anni d’oro, quando si spendevano 200 milioni per creare un posti di lavoro, si era ottenuto un grande risultato. Per forza: un’azienda di Pozzuoli, tanto per fare un esempio, ha ricevuto più di due miliardi per dare lavoro a un’unica persona. Esatto, avete capito bene: due miliardi per un posto di lavoro.
Se c’è qualcuno che ha nostalgia di quei tempi là, si accomodi. Noi preferiamo i metodi intrapresi di recente, che non solo non fanno esplodere il debito pubblico, ma consentono anche per la prima volta, davvero, al Sud di rialzare la testa: «Negli ultimi quattro anni», testimonia l’economista Mariano D’Antonio, uno dei massimi esperti di questione meridionale, «il Sud sta crescendo più del Nord».

La ricetta? Flessibilità del mercato del lavoro, maggiore sicurezza e quel po’ di controllati investimenti in infrastrutture davvero necessarie (la Salerno-Reggio, per esempio), uniti alla tradizionale inventiva tipica di queste regioni, che viene stimolata quanto non è soffocata dall’assistenzialismo. La disoccupazione resta alta, certo, ma rispetto al 2000 è scesa di 5 punti. E dimostra che è su questa strada che bisogna continuare. Non su quella degli interventi a pioggia, che non servono a nulla. Se non a foraggiare qualche clientela.
Mario Giordano su L'Arena di mercoledì 13 aprile 2005

5 commenti:

  1. Con questa politica dei contentini a destra e a manca non si va da nessuna parte. Ma stavano facendo la devolution? Ora si torna alla cassa del mezzogiorno? Ce la stanno mettendo tutta per perdere nel 2006. MD:)

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  2. clio.... come stai?

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  3. Non credo che la soluzione sia un ministero del sud (o una nuova cassa del mezzogiorno). Come sottolinei tu, sono inutili e controproducenti. Ma il problema di modificare l'immagine antimeridionale che hanno alcune posizioni di certi ministri che a Roma insultano il Mezzogiorno c'è ed è reale. In fondo, perdere la Puglia è stato un evento epocale. Non prenderne atto è grave.

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