giovedì 7 aprile 2005


"Il Giornale di Vicenza" Venerdì 01 Aprile 2005 lettere Pagina 47


Polemiche. A proposito delle diverse “etichette” che accompagnano chi abbandona la propria Patria

«Gli esuli da Cuba e dall’Italia»

Sabato 19 marzo leggevo l’articolo di Smiderle sulla prima pagina del suo giornale, e mi sono meravigliato di come un articolo così ben scritto possa, se privo di alcuni dettagli e non correttamente calato nel giusto contesto, rivelarsi una indecorosa e faziosa propaganda. Nella fattispecie è palesato come l’invereconda abitudine all’uso di due pesi e due misure sia diventata in Italia lo sport nazionale.
Il soggetto cubano citato nell’articolo è per sua stessa ammissione un pregiudicato, il giornalista medesimo ci informa che le Autorità italiane hanno avuto parecchie perplessità prima di concedere l’asilo. Per quanto ne sappiam o noi potrebbe essere la vittima di un errore giudiziario o un teppistello o un serial killer, però, per definizione, secondo la stampa italiana i rifugiati di Paesi che siano con noi non allineati sono per presunzione morale degli intellettuali perseguitati da salvaguardare mentre, guardacaso, i nostri rifugiati all’estero sono (senza fare dell’apologia) delle pecore nere da perseguire e perseguitate anche dopo la concessione dello status oppure dopo la prescrizione dei reati.
Credo che il fondo si tocchi quando Smiderle sbeffeggia e dileggia gli indubbi risultati di progresso di un intero popolo che, a prescindere dal tipo di Governo (per la cronaca il presidente è stato rieletto nel 2003 in regolari elezioni congressuali) si barcamena ogni giorno in condizioni di ristrettezza ma di incrollabile dignità. Concludo la mia critica dettata solo dall’amore per la deontologia in generale proponendole un paradosso: se un reduce dal G8 di Genova rilasciasse un? 46;untervista al giornale dell’Avana, nel quale "oggettivamente" descrivesse l’Italia come una dittatura dove teppisti e pacifici manifestanti vengono rinchiusi indistintamente senza processo e manganellati a sangue, sarebbe orgoglioso della figura che ci faremmo?
Potrebbero gli stranieri dileggiare il nostro "Paradiso della democrazia" sapendo che indubbiamente da noi si può diventare leader in violazione di una legge della Repubblica e che si può finire indagati ed umiliati senza il sicuro rispetto dei codici di procedura penale? Alle persone obiettive che guardano al trave nel proprio occhio, prima che la pagliuzza nell’occhio altrui; l’ardua sentenza.
Rinaldo Piccarri

Risponde Marino Smiderle
È vero, c’è l’abitudine di usare due pesi e due misure. Per il fatto che Cuba è una dittatura e l’Italia, per restare al paragone che fa lei, una democrazia.
«Il soggetto cubano citato nell’articolo » è, come lo definisce lei, un pregiudicato perché ha osato criticare il partito comunista di Castro; «i nostri rifugiati all’estero», come li definisce lei, hanno ammazzato delle persone o le hanno fatte ammazzare (vedi Battisti, Casimirri e compagnia sparante).
Sarà una pagliuzza, ma mi pare una differenza non di poco conto.
Ognuno è libero di pesarla e di misurarla come meglio crede.


Per chi è interessato all'articolo lo trova postato il 24 marzo 2005.



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